Mettere casa in affitto è una soluzione adottata da molti proprietari. Mantenere un’abitazione vuota, infatti, comporta alcuni costi da sostenere e affittare è il modo più logico di coprirli.
Nello scorso articolo ho cercato di proporre una breve “guida al locatore”, con lo scopo di presentare tutte le tipologie di contratto tra le quali è possibile scegliere e alcuni consigli per selezionare quello più allineato alle proprie esigenze.
Oggi entriamo ancora più nel dettaglio e approfondiamo quelli che sono i documenti essenziali per mettere casa in affitto, nonché le tassazioni che i proprietari sono tenuti a pagare.
I documenti richiesti per affittare casa
Per affittare casa è richiesto il possesso di alcuni documenti indispensabili alla stipulazione del contratto. Ogni locatore è tenuto ad attestare la presenza di ciascuno di questi, pena la ricezione di sanzioni apposite.
L’APE, o attestato di prestazione energetica, è un modulo che riporta i consumi energetici necessari a riscaldare l’immobile, in relazione al suo isolamento termico. Maggiore è la prestazione dell’edificio, minore sarà la quantità di energia necessaria e, di conseguenza, le spese per il riscaldamento. Il prezzo dell’affitto, in questo caso, potrebbe essere più elevato. L’APE è il primo dei documenti che il proprietario deve procurarsi per concludere l’affare.
Prima di mettere casa in affitto è necessario poi attestare la regolarità degli impianti elettrici e dell’impianto di riscaldamento. Entrambi, infatti, devono essere funzionanti e in linea con la normativa vigente.
Tra la documentazione richiesta rientrano la visura e la planimetria catastale: la prima contiene le caratteristiche dell’immobile e i dati anagrafici dell’affittuario. La seconda, invece, la distribuzione degli spazi all’interno dell’edificio con le relative misure.
Un altro certificato necessario è l’attestato di agibilità e vivibilità. Questo modulo garantisce che l’edificio è abitabile da un punto di vista della sicurezza.
Qualsiasi proprietario che desideri mettere in affitto la propria abitazione deve poi presentare l’atto di provenienza, ovvero la prova che l’immobile che sta per essere affittato è effettivamente di proprietà dell’locatore. Il proprietario è quindi tenuto a portare l’atto di compravendita o un documento che ne attesti l’eredità.
Infine, nel caso in cui la casa si trovasse in un condominio con almeno 11 condomini, il proprietario deve consegnare all’inquilino il regolamento condominiale.
Per concludere l’accordo locatore e conduttore devono avere carta d’identità e codice fiscale in corso di validità.
Solo una volta recuperati tutti questi documenti è possibile procedere con il contratto di locazione, un documento che attesta i diritti dell’inquilino sull’immobile per il periodo di tempo stabilito dal contratto.
Casa in affitto: le tassazioni
La raccolta di tutta la documentazione non è il solo aspetto da curare per affittare casa. Qualsiasi proprietario che desidera optare per questa soluzione, infatti, è tenuto a farsi carico di una serie di tassazioni obbligatorie.
Per cominciare, entro 30 giorni dalla firma del contratto, è richiesto il pagamento di un imposta di registro a copertura delle spese di registrazione del contratto di locazione. Questa quota deve essere versata da entrambe le parti in accordo. Ogni 100 righe di contratto, inoltre, è necessario versare 16 euro di imposta di bollo.
Un’altra spesa da considerare è quella derivante dall’imposta sui canoni di locazione: affittando la propria abitazione il proprietario beneficia di un entrata in termini monetari. Quest’ultima deve essere obbligatoriamente dichiarata all’agenzia delle entrate e quindi tassata ai fini Irpef. Il soggetto può versare la quota secondo due modalità: regime fiscale ordinario o cedolare secca.
Nel primo caso l’introito percepito dall’affitto viene sommato a tutte le altre entrate e le tasse sono calcolate sul valore totale. Optando per la cedolare secca, invece, il locatore versa un’unica tassa calcolata sull’importo del canone di locazione e non è obbligato a dichiarare il profitto derivante dall’affitto all’agenzia delle entrate. Egli è inoltre esonerato dal pagamento dell’imposta di registro e di bollo. La quota da versare è pari al 21% del canone per contratti di locazione a canone libero e del 10% sull’importo riferibile alle mensilità, per i contratti di affitto a canone concordato.
In conclusione, queste sono i documenti e le tassazioni da tenere in considerazione per mettere casa in affitto.
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